domenica 29 marzo 2015

Furore

Eccomi tornata gente!

Il libro di cui vi parlo oggi è una lettura meravigliosa, interessante ed istruttiva. Sto parlando di Furore di John Steinbeck, pubblicato nel 1939, edito da Bompiani. Per questo libro l’autore vinse nel 1940 il premio Pulitzer. Steinbeck ha comunque sempre detto di non aver scritto per ottenere un premio o per una causa politica (nonostante in moltissimi cercarono di associarlo a qualche partito, in particolare quello comunista), ma di scrivere per l’uomo.





Parliamo della storia che questo libro racconta. Siamo negli anni ’30 in Oklahoma e il libro inizia con Tom Joad che appena uscito di prigione si incammina verso casa dei suoi genitori, dove vivono anche i suoi fratelli e i nonni. La sua è una famiglia di mezzadri che lavorano la terra per conto dei proprietari terrieri, in cambio di qualche dollaro e parte del raccolto. Durante il suo cammino incontra Casy, un uomo che un tempo era stato un predicatore, ma che ha perso la vocazione ed è alla ricerca di sé stesso. Insieme vanno verso casa di Tom, ma la trovano distrutta, tutti gli averi sono stati portati via e la famiglia non c’è. Vengono a sapere che la famiglia si è trasferita a casa dello zio John in attesa di partire tutti insieme, lasciare l’Oklahoma e raggiungere la California. Perché se ne devono andare? Perché sono arrivati i trattori: macchine infernali che prendono il posto di 12 uomini per fare il lavoro in minor tempo. I proprietari terrieri, strozzati dalle banche che esigono i pagamenti (ricordiamoci che c’è appena stata la crisi del ’29), sono costretti a mandar via tutti i loro mezzadri. E perché decidono di andare proprio in California? Perché lo stato dell’Oklahoma era stato invaso da volantini colorati distribuiti da proprietari californiani che chiedevano manodopera promettendo paghe alte.
Ecco quindi che la famiglia Joad parte in quello che risulterà essere un viaggio pieno di insidie e di difficoltà, durante il quale alcuni elementi della famiglia abbandoneranno i parenti per vari motivi. Su un vecchio camion scalcinato, con pochi dollari e qualche avere caricato sul cassone, la numerosa famiglia inizia il suo cammino lungo la Route 66. Man mano che si avvicinano alla meta però, iniziano le avvisaglie di quale sarà la realtà che troveranno. Non è vero che c’è così tanto lavoro, ma soprattutto non è vero che le paghe sono alte. Scopriranno molto presto che il mercato è una cosa molto complicata, che domanda e offerta hanno un ruolo essenziale, e che quando c’è crisi di certo non ci si fanno problemi a sfruttare i lavoratori.

Parliamo adesso della struttura del romanzo. I capitoli sono alternati, un capitolo breve ed uno lungo. Quelli lunghi narrano la storia della famiglia Joad, mentre quelli brevi sono degli approfondimenti sul mondo che li circonda. I capitoli lunghi hanno la parte narrata scritta in italiano perfetto, mentre le parti dialogate sono sgrammaticate, scorrette. Questo rende molto reale la narrazione, denota perfettamente i personaggi, che sono contadini, ignoranti e molto ingenui. Sembra di sentir parlare i nostri nonni. I capitoli brevi invece sono a volte scritti come se parlasse un personaggio (pensiamo ad esempio ad un capitolo scritto dal punto di vista di un venditore di auto usate che istruisce un dipendente su come aggirare i clienti e trarre il massimo profitto), altre volte invece questi capitoli sono scritti dallo stesso narratore, come ad esempio il capitolo in cui racconta come i proprietari decidevano le paghe oppure come tutti coloro che viaggiavano verso la California si organizzassero in accampamenti la sera per cenare e dormire, prima di riprendere il viaggio.

Passiamo ai personaggi. Quelli principali possiamo dividerli in maschili e femminili. Gli uomini sono Tom, il padre (chiamato semplicemente Pà), zio John e il predicatore. Gli uomini sono grandi lavoratori, instancabili, ingenui, schietti e giusti. Cercano di prendere le decisioni sempre consultandosi, e operano sempre secondo giustizia, anche quando questa va contro la legge. E’ infatti importante per Steinbeck sottolineare quanto la giustizia sia diversa dalla legge, questo è un tema cardine della sua opera.

Le donne invece sono principalmente due, Mà, la madre, e Rose of Sharon, la figlia incinta che viaggia col marito. Nonostante all’inizio sembri che Tom sia il protagonista, in realtà il personaggio carine è a mio parere proprio Mà. Forte, decisa, instancabile, saggia, pratica e schietta. E’ colei che tiene unita la famiglia durante tutto il viaggio, o che comunque ci prova con tutte le sue forze. E’ dolce con la figlia incinta, la capisce e la accudisce. E’ severa con i bambini quando c’è da lavorare, da tenersi puliti, da riordinare. E’ comprensiva, ma decisa con il marito. Anzi molto spesso lo sovrasta e prende lei da sola decisioni che gli uomini non sono capaci di prendere. E’ una donna che nonostante le avversità, la fame, la mancanza di cibo e di un riparo, non perde mai la speranza. E’ grazie a lei che la famiglia alla fine risulta vinta, ma non sconfitta.

Che cosa impariamo da questo libro? Impariamo innanzi tutto che cosa vuol dire essere sfruttati sul lavoro. IL’impossibilità del lavoratore di ribellarsi ci fa arrabbiare. In fondo gli emigrati in cerca di lavoro sono centinaia di migliaia. Se si organizzassero potrebbero far valere i propri diritti. Ma la polizia sta ben attenta ad incarcerare chiunque dia segno di diventare un capo.

Impariamo come era la vita nelle Hooverville, le periferie delle città dove queste povere persone si accampavano sotto un pezzo di cartone o una tenda aspettando di trovare un lavoro.

Ciò di cui scrive Steinbeck sono temi eterni: il dolore, la morte, la colpa, il riscatto e la ricerca del paradiso perduto. E ne parla come un narratore esterno, che osserva e descrive ciò che vede senza dare pareri. Sarà la coscienza del lettore a dargli un’opinione su ciò che sta raccontando. Vittime di soprusi e violenze i Joad sono protagonisti di una storia da sempre incasellata sotto l’etichetta di Realismo Sociale. Furore è un grido di protesta contro l’inumanità dell’uomo contro l’uomo.


Un’opera memorabile, su cui spero di aver parlato in modo tale da avervi convinto a leggerla. Un libro unico, attualissimo, speciale.

3 commenti:

  1. Ciao! :) come sempre una bella recensione/riflessione, ma ahimè, io non sono invogliata a leggerlo...è un libro che non mi ha mai incuriosita...

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    1. Ciao! Ti ho nominata per il Liebster Award. =)
      http://ifyouhaveagardenandalibrary.blogspot.it/2015/03/liebster-award.html

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    2. Ciao! Vado subito a vedere di cosa si tratta!!! :)

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