domenica 1 febbraio 2015

Quando è difficile essere donna

Buongiorno lettori.
Sono di nuovo qui, a blaterare su argomenti vari che i libri, in qualche maniera, portano alla mia attenzione.

Come saprete se mi seguite sulla pagina facebook, sto leggendo, anzi sono praticamente alla fine, di "Leggere Lolita a Teheran" della Nafisi. Un libro del quale, state tranquilli, parlerò in abbondanza sia qui sul blog che sul mio canale YouTube.

Ciò su cui mi voglio soffermare qui è il grande tema della donna, che nel libro è probabilmente il tema centrale insieme alla letteratura. L'autrice ci narra di come vivevano le donne tra la fine degli anni '70, quando è iniziata la rivoluzione iraniana, e l'inizio degli anni '90 quando l'autrice si è trasferita in America.

Ho apprezzato moltissimo il fatto che l'autrice abbia dato tanto risalto alla storia dell'Iran, sulla quale io sapevo ben poco e che mi ha insegnato tanto. I racconti su come venivano trattate le donne, su che cosa erano costrette a fare per seguire le regole del regime, sulle rinunce alle quali erano costrette, mettono i brividi.

E non sto parlando solo di come venivano trattate le bambine che avevano le unghie troppo lunghe, derise e umiliate davanti a tutti, o di ciò che succedeva loro in prigione (stuprate prima di essere uccise perché se fossero morte vergini sarebbero andate in paradiso), come potete leggere dalla seguente pagina del libro:



In realtà io mi riferisco anche agli abusi e alle torture minori, magari solo psicologici, alle quali dovevano fare i conti nella loro quotidianità: farsi perquisire le borse per controllare che non avessero trucchi con sé, essere osservate in volto perché non avessero gli occhi dipinti, non poter correre, non poter stringere la mano ad un uomo, o essere guardate negli occhi da esso, non poter leggere ciò che volevano. Ma, soprattutto, l'obbligo di coprirsi con il velo, probabilmente la più grande umiliazione per la donna.

E qual'era la giustificazione a tutto questo? Siamo un paese islamico, siamo contro l'immoralità e la perversione dell'occidente. Vi chiediamo solo di coprirvi per non far nascere nell'uomo desideri impuri, perché la fate tanto lunga, quando il fine di tutto ciò è qualcosa di alto, come la purezza e la moralità?

Discorsi come questi, alle mie orecchie, suonano come assurdi. Ma forse "assurdi" non è la parola adatta. Sono insensati, sbagliati, razzisti, stupidi e scorretti. Avrei così tante argomentazioni da portare contro queste regole imposte alle donne, che mi sembra anche assurdo mettermi ad elencale: prima fra tutti il fatto che se una caviglia scoperta, o un ciuffo di capelli, o il morso ad una mela in pubblico sono cose che provocano un incontrollato desiderio sessuale negli uomini, allora coloro che hanno dei seri problemi sono proprio loro, non le donne.

E allora perché, mi sono chiesta, queste donne non si ribellano? Certo, gli uomini si avvalgono prima di tutto della loro forza fisica, ma le donne sono tante, sono unite, sono determinate. Cosa le blocca? Non è facile rispondere a questa domanda, soprattutto per me, che sono cresciuta in un paese libero. La Nafisi cerca comunque di farcelo capire: queste donne sono nate in un paese che gli ha insegnato, fin dall'infanzia, che l'uomo ha il potere, che lui è più forte, che lui decide. Quindi anche se queste ragazze nel loro intimo non approvano le leggi loro imposte, e cercano almeno all'inizio di contrastarle, non conoscono come noi il loro infinito potere e alla fine finiscono per cedere, e lamentarsi solo tra di loro e con le amiche.

Quindi perché non se ne vanno? Potrebbero andare in America o in Europa, dove potrebbero vestire come vogliono, amare l'uomo che desiderano, leggere i libri che adorano. Anche a questa semplice domanda però la Nafisi ci risponde: prima di tutto ogni donna deve anche pensare a cosa troverà trasferendosi all'estero. Senza famiglia, senza lavoro, in un paese con abitudini e stili di vita opposti rispetto a ciò a cui sono abituate. Tutto questo fa paura. Ma molte di loro decidono di rimanere anche per un altro motivo: se tutte se ne andassero, chi rimarrebbe in Iran? Sono disposte per la loro felicità personale ad abbandonare la terra dove sono nate (e che amano), la loro famiglia e i loro amici per lasciare tutto in mano a degli integralisti retrogradi e malati? Molte di loro decidono di non farlo, perché amano la loro terra.

Abbiamo molto da imparare da donne del genere. Queste sono quelle che si possono definire "donne forti", quelle che portano il velo, ma malauguratamente gli scivola spesso sulle spalle. Quelle che si ritrovano per leggere Lolita o Gatsby in segreto e imparare qualcosa. Quelle che portano i guanti, ma le unghie smaltate di rosso.

Non so se un giorno esse riusciranno ad avere le libertà che si meritano, come donne e come persone. Non so se quegli uomini violenti e senza un minimo di apertura mentale, avranno la punizione che meritano, in questa o in un'altra vita. So solo che finché ci sarà chi legge Lolita a Teheran, ci sarà sempre una speranza.


3 commenti:

  1. Un post bellissimo! Una riflessione molto profonda. "Leggere Lolita a Teheran" è un libro molto formativo e profondo che tutte le donne occidentali (e anche gli uomini) dovrebbero leggere. Spesso ci riempiamo la bocca di parole e pregiudizi, ma non ascoltiamo chi vive la realtà dell'integralismo e della rinuncia ogni giorno...
    La Nafisi è una donna eccezionale e molto colta. Io la adoro!

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    1. Questo libro avrà un posto speciale nella mia libreria!!

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    2. Lo credo bene! E' un romanzo eccezionale!!!!

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